LO SPECCHIO
Sto qui davanti a te, guardo i tuoi occhi
vigilo lo spazio in cui la tua voce mi cerca.
Mi emoziona il dolore dell’incontro imprevisto,
la sete con cui sfiori il bordo della mia ombra,
il vuoto che scopri nella luce della stanza.
Solitudine intorno. Solo di notte esisto.
E mai mi soffermo su quello stesso minuto
a cui tu ti appoggi per continuare a chiamarmi.
Sognami in un altro modo. Scuoti il sacco triste
della lingua ereditata. Narra alle parole
le storie tenebrose che solo tu conosci;
di’ come ti turba la mia contraria presenza,
quanta morte nell’accarezzare la mia fuga.
A volte, nel centro stesso della tua domanda,
mi riconosco e corro verso altra oscurità:
è amaro ritrovare alla fine di un abbraccio
il mio stesso grido e il mio stesso desiderio.
Per questo mi divido, mi sdoppio e m’immergo
in ferite diverse: mi fa paura incontrarti.
Il tuo suono è il mio. La tua tristezza, i tuoi vestiti
sanno di me, e mi brucia il ricordo attaccato
al tempo conciliato, al tempo unico
in cui la congiunzione abitò il nostro sangue.
27 febbraio 1974
Eloy Sánchez Rosillo
Traduzione di Gloria Bazzocchi